La Valigia Blu: modi e motivazioni della Disinformazione - Una Guida
Un lungo articolo di Angelo Romano pubblicato su La Valigia Blu il 22/02/2017 e intitolato "Facile dire fake news. Guida alla disinformazione", fa il punto sul dibattito intorno alle fake news e si propone come una "guida alla disinformazione".
Sommario
- I sette modi di fare disinformazione
- Perché vengono creati questi tipi di contenuti?
- I meccanismi di disseminazione dei contenuti
- Cosa possiamo fare?
Fake New, Cosa Sono?
La prima questione che viene affrontata è il tentativo di dare una più precisa definizione di fake news espressione che è divenuta una categoria vuota o troppo piena (Philip Di Salvo).
Partendo dai contributi di Claire Wardle, Romano propone le seguenti precisazioni:
- distinzione tra disinformazione e misinformazione;
- individuazione degli elementi chiave dell'ecosistema informativo necessari a definire e delimitare il fenomeno delle fake news:
- grammatica delle fake news;
- motivazioni di chi le crea;
- modalità della loro diffusione.
7 Modi di fare Disinformazione
Sempre seguendo Wardle vengono presentati sette diverse tipologie di disinformazione:
- contesto ingannevole
- contenuto ingannatore
- contenuto falso
- contenuto manipolato
- uso manipolatorio della satira
- contenuto fuorviante
- collegamento ingannevole
Ogni tipologia viene definita e sono proposti degli esempi.
Quali le Motivazioni della Disinformazione?
Altro problema interessante è il tentativo di comprendere quali siano le motivazioni che portano alla produzione di false informazioni.
Sempre seguendo Wardle, Romano illustra una tabella in cui vengono incrociate le 7 tipologie di disinformazione con 8 possibili motivazioni.
I Meccanismi di diffusione della Disinformazione
Alla base della diffusione virale di notizie false vi è il meccanismo della condivisione che è lo strumento essenziale della vita dei social media e del web 2.0.
In questo contesto 4 sono le principali modalità di diffusione:
- contenuti condivisi senza controllo dagli utenti;
- contenuti promossi dal giornalismo;
- contenuti diffusi da gruppi;
- contenuti frutto di campagne di disinformazione articolate e sviluppate con tecnologie sofisticate (bot e troll).
Che Fare?
Assumersi la propria responsabilità nel verificare quanto condividiamo e sviluppare un atteggiamento di "scetticismo emotivo".
Mio Giudizio
La disinformazione riposa sulla diffusione di stereotipi e pregiudizi e sulla mancanza di pensiero critico. L'affermarsi del web e della comunicazione digitale ha solo determinato un'accelerazione nella produzione e diffusione di fake news, ma non siamo entrati in una pretesa nuova era della conoscenza, quella della post verità e della realtà alternativa. Le fake news sono sempre esistite come è sempre esistito il loro antidoto.
La pratica dell'ironia e la scuola del dubbio, da Socrate in poi, costituiscono il principale antidoto da contrapporre alle fake news, in una parola: l'educazione.
Certo che è difficile pensare che una scuola impegnata a:
alternare l'educazione con il lavoro;
educare al rispetto;
combattere il cyeberbullismo;
pensare computazionalmente;
e le altre mille e degnissime cose che saltano in mente al ministro di turno, resti ancora il tempo di "fare educazione". Anche perché l'intera società è costruita per evitare che il pensiero critico si sviluppi, dato che dall'infanzia all'età adulta gli esseri umana vengono allevati in batteria al solo scopo di consumare.
Altra difficoltà è che molte delle innovazioni che vengono introdotte, frutto di una pedagogia della rincorsa, sembrano finalizzate esattamente a non sviluppare il pensiero critico, si veda il gergo pedagogico - aziendalistico e la standardizzazione; o il moltiplicarsi di follie burocratico aziendali (RAV, PDM) e medico - educative (BES, PDP, DSA, PAI).
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